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Ciao,

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sono Alessandra, ho 44 anni e per dodici ho combattuto il cancro all’ovaio.

 

La prima volta che mi dissero che ero malata scoprii che la mia aspettativa di vita era il 30% ad un anno e la casistica del mio caso non riportava alcuna speranza di vita oltre il quinto anno.  In quell’occasione mi avevano asportato un ovaio e un tratto di intestino, numerosi linfonodi e tutto il peritoneo viscerale.

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La mia battaglia con la malattia è durata dodici lunghi anni, per questo motivo posso essere considerata un caso atipico in medicina.

 

In questo periodo ho conosciuto professori e ciarlatani; mi sono sempre affidata alla medicina ufficiale sperimentando di volta in volta farmaci innovativi per il controllo della malattia e diversi interventi chirurgici innovativi non previsti dai protocolli; in diverse occasioni sono stata in fin di vita.

 

Ho conosciuto molte persone durante i numerosi ricoveri condividendo con loro la speranza e l’angoscia e ho cercato in tutta Europa chi avesse già affrontato un caso come il mio.

Ho verificato chi era un ricercatore, uno scienziato oppure un ciarlatano seppur titolato.

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La malattia mi ha cambiato profondamente.

Ho vissuto la vita appieno fino alla fine, nella consapevolezza che la malattia non viene debellata ma rallentata e, soprattutto, che la nostra vita è quale la rendono i nostri pensieri.

 

Non volevo lasciare rimpianti dietro di me e ho voluto essere sostegno per la mia famiglia, che ha potuto non rinchiudersi in un dolore precoce ma godere di ogni momento trascorso con me.

La mia battaglia è terminata il 10 giugno 2016.

 

Ho condotto il percorso di ricerca con la mia famiglia ed è per questo che loro continuano, per quanto possibile, a cercare, continuando la mia battaglia con questa fondazione.

Un grazie a coloro che mi hanno supportato in questa straordinaria gara contro il tempo e, memore di questo, la fondazione che porta il mio nome si è data come obiettivo la ricerca.

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“La morte non è niente,

io sono andata nella stanza accanto.

Ciò che ero per voi lo sono sempre.

Parlatemi come mi avete sempre parlato.

Non usate un tono diverso.

Non abbiate l’aria solenne o triste.

Continuate a ridere di ciò che ci faceva ridere

insieme.

Sorridete, pensate a me, pregate per me.

Che il mio nome sia pronunciato in casa

come lo è sempre stato,

senza alcuna enfasi, senza alcuna ombra di tristezza.

La vita ha il significato di sempre.

Il filo non è spezzato.

Perché dovrei essere fuori dai vostri pensieri?

Semplicemente perché sono fuori dalla vostra vista?

Io non sono lontana, sono solo dall’altro lato del cammino.”

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Henry Scott Holland

Alessandra Bono

Nasce il 5 gennaio 1972 in una famiglia che la amerà sempre moltissimo, composta dai suoi genitori e due zie a cui è molto affezionata.

 

Alessandra vive a Corte Franca, nei pressi del bel lago d’Iseo, in provincia di Brescia.

 

Adora gli animali e ne accoglie molti in casa; ama i fiori, i colori e le “cose che luccicano”; le piacciono il mare e le lente passeggiate in montagna. Con le mani è bravissima, sa creare oggetti deliziosi che dona agli amici; adora perdersi fra le bancarelle dei mercatini in cerca di regali.

E’ attratta da tutte le cose belle che la natura offre e che lei cerca di immortalare attraverso la fotografia. La sua curiosità per il mondo la fa viaggiare spesso e la porta ad imparare diverse lingue straniere.

 

Per dare il suo contributo all’impresa di famiglia, si iscrive alla Facoltà di Ingegneria di Brescia. Si laurea ed è un ottimo ingegnere, capace e attenta. Come in tutto ciò che intraprende, metterà anche nel lavoro grande impegno, contribuendo in maniera determinante al successo dell’azienda. È molto amata dai suoi dipendenti perché lei se ne prende cura, anteponendoli alle scelte aziendali.

 

Purtroppo, all’età di 32 anni, Alessandra si ammala di un male terribile contro il quale combatterà coraggiosamente e tenacemente per 12 anni. La malattia però non riesce a cambiare lo spirito di Alessandra anzi, la lunga sofferenza che la accompagna riesce solo a rendere il suo animo ancora più sensibile.

 

La sua umanità, la sua apertura al prossimo, unite a umiltà e modestia rare, fanno di lei una persona molto benvoluta, a cui spesso ci si affida per confidenze e consigli. Alessandra ha la capacità di intuire ciò di cui le persone hanno bisogno: ha un candore e una dolcezza d’animo infiniti, sa ascoltare, non giudica, è paziente e sa infondere coraggio, va oltre i pregiudizi e le convenzioni arrivando direttamente al cuore di chi le sta vicino.

 

È impossibile non volerle bene.

 

Chi la incontra resta colpito da lei e non può dimenticarla: il suo sguardo è sincero e appassionato e, quando ti guarda con quei suoi occhi buoni, puoi leggerle dentro la compassione che prova per le sofferenze altrui.

 

Non si lamenta mai e non dà evidenza della sua malattia per non angustiare nessuno; ha sempre una parola di conforto per chi si preoccupa per lei. Alessandra non chiede niente per se stessa, è tutta protesa verso il prossimo e la sua voglia di vivere è contagiosa: sa gioire ed entusiasmarsi anche delle cose più piccole e sa godere di ogni nuovo giorno come di un dono di cui essere grata al Cielo.

 

Una grande fede e il suo legame speciale con Santa Rita da Cascia sono fonti fondamentali di ispirazione e di coraggio che la aiutano e sostengono nei momenti più difficili. La sua devozione per Santa Rita è infinita e a Lei si rivolge con una sua speciale preghiera (leggi qui).

Alessandra accetta la croce che il Signore le ha inflitto, sopportando pazientemente la malattia.

 

Il 10 giugno 2016, con la discrezione che ha contraddistinto tutta la sua vita, Alessandra si addormenta per sempre nel suo letto.

 

Alessandra era una donna piena d’amore che ha saputo donare a tutti, una persona esemplare che ha affrontato la vita con passione, coraggio e impegno, mirando sempre ad obiettivi alti e nobili, perseguendoli tra mille difficoltà senza mai tradire se stessa, senza mai scendere a compromessi.

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Alessandra ha insegnato molte cose a chi ha avuto la fortuna di conoscerla e non vogliamo vadano perdute.

 

Attraverso le opere di bene della Fondazione a lei intitolata desideriamo che altre persone la conoscano e possano affrontare i momenti più difficili della vita con altrettanta forza e serenità.

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